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Stiamo uscendo dal tunnel ma poco abbiamo imparato

Opinionista: 

Anzi, sembra proprio che molto abbiamo lasciato per strada, a cominciare da logica, buon senso e valore della dignità. È mai possibile che Napoli sia presente, sulla rete della grande comunicazione, con due facce diametralmente opposte nel giro di poche settimane? Prima con il prestigio di quella sanità che non solo ha curato i colpiti dal coronavirus, ma anche aperto le porte alla speranza di un vaccino già ben sperimentato, e subito dopo con la farsesca vicenda della movida. Sì, quella “grottesca baraonda serale” che è dannazione di strade, quartieri e famiglie, da diversi giorni principale campo di battaglia tra il sindaco di Napoli Dema e il presidente della Regione Delu.

*** LE “RAGIONI” DEI DUELLANTI. Dal palazzo di Santa Lucia fuoriesce la “grida” deluchiana: niente “vendita da asporto” di alcolici dopo le 22 e un’ora dopo la mezzanotte tutti a casa (alle 2 solo nel fine settimana). Da Palazzo san Giacomo, dove la mentalità prevalente è ancora quella inziale del facimmo ammuina e scassammo tutto, contrordine stizzito: durante la settimana locali aperti fino alle 2 e 30, con un’ora in più, fino ad arrivare al cuore della notte, nei giorni di weekend. Ma cos’era: un’equazione algebrica tanto aggrovigliata che i due “palazzi del potere” non potevano trovare un accordo? Se n’è dovuto far carico il Tar (presidente Salvatore Veneziano) che ha adottato orari e modalità (movida sì, ma molto contenuta) più consoni alla necessità di “evitare che il rischio sanitario si allarghi a tutta l’area metropolitana di Napoli” (92 Comuni).

*** DISFIDA GLORIOSA. Con il permesso di Virgilio del “si parva licet compònere magnis” (se è consentito comparare le piccole alle grandi cose), ecco una bella “risonanza” storica. È il febbraio del 1503. A Barletta, agro di Trani, 13 cavalieri italiani guidati dal capuano Ettore Fieramosca, si scontrano con 13 francesi. È questione d’onore: come sarà diviso il Regno di Napoli. La Spagna vince sulla Francia grazie ai cavalieri italiani. Nei suoi versi Giovanni Bovio (filosofo e partenopeo di adozione) dice che i vincitori erano di “ogni terra italiana” e che combatterono “nell’unità e nell’amore antico”. Sulla odierna “disfida della movida”, i contendenti Dema-Delu, difettosi dell’antica italianità, cercano solo di accaparrarsi i voti dei “giovani della notte” indifferenti alle dannose conseguenze. De Luca già si considera “stracandidato” per la Regione (elezioni a settembre?), mentre De Magistris, costretto dalla legge a lasciare San Giacomo, cerca prima a Roma dove mettere su una nuova “casa politica” e poi ripiega, a Napoli, sui centri sociali e gli extraparlamentari.

*** SCENARIO DEPRIMENTE. Uscendo dall’Inferno, Dante e Virgilio trassero un sospiro di sollievo perché, finalmente, tornavano a “riveder le stelle”. Per noi l’uscita dal pandemico tunnel (ancorché non definitiva e garantita), è un “buio a mezzogiorno”. Le stelle, se ci fossero, non sarebbero certamente quelle dantesche, preannuncio di non lontana e luminosa salvezza, ma sicuramente quelle di Cronin che se ne stanno lassù a guardare del tutto indifferenti a quello che accade qua giù dove gli occhi vengono quotidianamente feriti da disoccupazione crescente, crolli verticali di produttività nei settori fondamentali, mercati che hanno il fiatone. Famiglie e Stato da mesi stanno raschiando un barile che non ha “doppi fondi” cui poter ancora attingere. Per i nostri politici e amministratori incapaci di trovare vie d’uscita, bisognerebbe fare come i cinesi. Si dice che pagano i loro medici finché non hanno nulla, ma appena incominciano ad accusare qualcosa, non li pagano più. Quanti nostrani politici e amministratori rimarrebbero senza stipendio!

*** EUROPA MITO E REALTÀ. Nella mitologia greco antica, Europa è una bellissima donna che Zeus, per poterla conquistare, dovette trasformarsi in aquila. Ai giorni nostri, non ci sono trasformazioni possibili. L’Europa ci punta addosso gli occhi severi di Ursula von der Leyen (presidente Commissione) e di Christine Lagarde (vertice Bce). Occhi che si conquistano solo dimostrando capacità amministrative e progettuali. Senza queste i nostri sguardi non vanno oltre i nostri piedi.