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Strisce blu, stangata senza corrispettivo

Opinionista: 

Il notevole aumento dell’abbonamento annuale per la sosta nelle strisce blu che, giustamente, sta suscitando malumori in città merita, però, di essere inquadrato in una visione complessiva sulla mobilità, al fine di non essere risucchiato in una questione meramente economica. La motivazione di questi rincari è il dissesto dell’Anm. E, come sempre capita, le conseguenze delle cattive gestioni dei servizi pubblici ricadono sui cittadini. Tuttavia, 150 euro all’anno per sostare non sembrano uno scandalo (poco più di 10 euro al mese), se, però, il posto-auto fosse assicurato. Purtroppo, invece, gli stalli sono nettamente inferiori alla domanda (23mila per 534mila residenti motorizzati e 974.074 abitanti) con la conseguenza che si rischia di pagare a vuoto per uno spazio introvabile. Le strisce blu, comunque, non possono essere una risposta al fabbisogno dei residenti. Per tale categoria, infatti, occorrono strutture ad hoc, esterne alla carreggiata che, non ci stancheremo mai di ricordare, è destinata dal Codice della Strada alla circolazione dei veicoli e non alla loro sosta. Il guaio è che questi “ricoveri” scarseggiano ed anche quando lo Stato ha dato la possibilità ai Comuni di rimediare (vedi Legge Tognoli o i poteri speciali ai Sindaci), molti, e fra questi il nostro, non hanno saputo approfittarne. E se - qualche volta capita - si prova a costruire un parcheggio interrato fioccano le proteste ed i ricorsi dei soliti ambientalisti che lo vedono come una minaccia alla vivibilità. Eppure lo status quo è insostenibile e nocivo per la mobilità ed anche per la qualità dell’aria che respiriamo. Forse sfugge che il traffico cittadino risente maledettamente della riduzione della carreggiata a causa delle auto in sosta, sia regolare (strisce blu) che illecita (divieti, doppie file ecc.), con ripercussioni catastrofiche pure sul trasporto pubblico la cui velocità commerciale è tra le più basse d’Italia. La causa principale del rallentamento e degli ingorghi sono i cosiddetti “giri a vuoto” alla ricerca di un “buco” dove sistemare la propria vettura. Motivo questo che, poi, spinge a cedere alle tentazioni del parcheggiatore abusivo di turno, il quale, con stratagemmi illeciti, riesce a fornire una soluzione agli automobilisti stremati da questa snervante ricerca. Evidentemente, manca ancora una piena consapevolezza di quanto sia importante per la fluidità della circolazione e per la stessa efficienza del servizio pubblico di trasporto su gomma una sede stradale interamente dedicata al transito dei veicoli, senza ostruzioni ed effetti-imbuto provocati dai veicoli parcheggiati ai margini. Le arcaiche dispute sui parcheggi “attrattori di traffico” sono, ormai, superate con la previsione dei vincoli di destinazione: le nuove realizzazioni, infatti, hanno un senso solo se riservate ai residenti e per favorire l’intermodalità. Ciò, però, presuppone la realizzazione di uno specifico piano che, invece, manca, visto che quello del ’98, già nato asfittico, è ormai datato e, quindi, inservibile. Da qui, perciò, occorre partire per sciogliere la matassa che soffoca la mobilità cittadina, e non potrà essere certo la stangata appena approvata dal Comune la soluzione al nodo parcheggi che era e resta una questione principalmente di carenza di offerta.