Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Un “patto per Napoli” per riaprire i giochi

Opinionista: 

Una attenta analisi del voto napoletano mette in evidenza che Luigi de Magistris vince ma non stravince, che l’astensionismo, aumentato di un altro 6% rispetto a cinque anni fa, penalizza anche lui, e che il discorso sul ballottaggio del 19 giugno non è ancora chiuso, nonostante vi sia una indubbia e grossa ipoteca arancione su Palazzo San Giacomo. La domanda più ricorrente che oggi comincia a serpeggiare con insistenza in città, però, è questa: un centrodestra - capeggiato da un esponente della società civile, un imprenditore come Lettieri, che ha avuto sempre buoni rapporti con la sinistra, in particolare con Renzi, Bassolino e De Luca - può spuntarla al secondo turno grazie a un’intesa con il centrosinistra, sulla base di un “patto per Napoli” che il sindaco uscente ha sempre osteggiato e non voluto firmare? Ci sarà da parte di questa componente politica una unanime volontà per tentare di disarcionare de Magistris e salvare un progetto di città che il sindaco uscente non ha mostrato di volere? E ancora: la componente di sinistra che non ha visto di buon occhio l’alleanza con Ala, il gruppo verdiniano, potrà ora avere una condotta diversa rispetto a un centrodestra, anche se in via di mutazione e non totalmente berlusconiano, o resterà il veto di una chiusura a destra? Sono questi e tanti altri i ragionamenti che peseranno nel Pd in vista del ballottaggio, in cui anche e soprattutto la partita romana giocherà un ruolo importante per il soccorso che il centrodestra diviso di Meloni e Marchini potrebbe dare, lasciando confluire i propri voti su Giachetti e mettendo in forse la vittoria nella Capitale della candidata Cinque Stelle Raggi. Una cosa è certa: Renzi, pur di non vedere sventolare sul Campidoglio la bandiera grillina, è disposto a suscitare intorno a sé altre critiche della sinistra, a tentarle tutte, per non assistere a quello che ritiene un affronto a Roma, Palazzo Chigi e il Vaticano. Sembrano discorsi avulsi e lontani dalla realtà che viviamo, eppure tornano molto attuali in un gioco politico in cui il presidente del Consiglio tutto può accettare tranne una ulteriore avanzata delle forze antagoniste, con le quali la contesa si fa sempre più dura e la minaccia sempre più vicina. Come si vede, a differenza di cinque anni fa, quando non vi erano intrecci e trame di natura nazionale e la partita di de Magistris si risolse con un esito scontato, un voto dato ad occhi chiusi, oggi è tutto mutato a svantaggio del sindaco uscente, la cui vittoria ha ancora bisogno di molti altri apporti. Che Luigi de Magistris, a differenza di quanto si possa pensare, non troverà certo da parte dei Cinque Stelle, con cui sono falliti tanti approcci non solo in passato, ma anche di recente. Qui c’è una montagna impervia e proibita da scalare: mentre con altri è più fattibile una negoziazione su una eventuale “spartizione” di assessorati, solo questa parola fa venire l’orticaria ai grillini. In questa chiave di lettura diventerebbe a rischio il ballottaggio per de Magistris, che potrebbe ricevere voti solo da dissidenti clandestini pentastellati.