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Una squadra spenta, serve qualcos’altro

Opinionista: 

Due gol in due minuti, fuoco di paglia. Anche se il gesto di Hamsik è da capitano coraggioso, come a Instanbul, e quello di Keita da giovane virtuoso. Un pari accademico, utile solo alla Lazio che resta davanti al Napoli. Che non è più quello di una volta, ruvido nelle mani di Mazzarri, raffinato in quelle del primo Sarri, spesso avanti con irridente rabbia, frutto di una intesa solidale, deciso al gol. No, non c’è più e l’assenza alimenta un feroce sospetto (si fa per dire): era il Napoli di Cavani e Higuaìn. E basta. Mertens prova di tutto per continuare a fingersi punta, ma ormai l’hanno capito, non frega più nessuno; Insigne si dà anche un’aria diversa, la faccia da gol, ma gol non segna e anzi sfarfalla fin troppo pervaso da smanie solitarie; e Gabbiadini, diomio Gabbiadini non c’è più, svanito come nebbia al sole. Mi fermo qui. Come la Lazio che ha preferito scansare il Napoli. (A proposito di “scansare”, veritá di Buffon: gli do ragione, lui ha visto il Napoli, a Torino, come ve l’ho raccontato io, per nulla fastidioso, arrendevole «tanto la Juve fa un altro campionato », e non l'ho detto io, l'ha detto Sarri). Se vi siete divertiti - come hanno detto i narratori di Sky- vuol dire che parliamo di due modi diversi di fare e vedere calcio: quello di iersera ballicchiato, pedalato, pieno di slanci generosi e di passaggi sbagliati, calcio inutile e aggressività napoletana quanto basta per far fare un figurone a Marchetti; io lo vorrei energico, anche cattivo, affamato, ruvido eppoi velocissimo nel contropiede che ormai purtroppo s’è spento. È un calcio che piace (forse) ai poeti, ammesso che i poeti siano così frivoli e patetici. Spero che Sarri si inventi qualcosa. Il resto è noia.