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Unica vera discontinuità la resa totale all’Europa

Opinionista: 

Il nuovo esecutivo giurerà oggi alle 10 e a governo ormai pronto, una cosa è certa. Finalmente, è chiaro a tutti, quale sarà la vera discontinuità del governo giallorosso rispetto a quello gialloverde: la resa incondizionata all'Ue e ai mercati finanziari. Per il resto tutto resterà tale e quale e i nuovi alleati- nemici (Pd-M5s più Leu, indispensabile per avere i 161 voti di maggioranza al Senato) - esattamente come quelli di prima (Lega- M5s) - continueranno a litigare initerrottamente. Del resto, non hanno fatto altro durante l'intero percorso della crisi. Fase delle trattative, compresa. Tant'è che anche il via libera definitivo all'accordo è arrivato a capo di uno scaricabarile. Per stabilire a chi, tra Pd e 5stelle, dovesse essere attribuita l'ulteriore perdita di tempo per l'accaparramento della vicepresidenza del consiglio. Di Maio ha rinunciato alla propria, ma solo dopo che i piddini avevano rinunciato alla loro, ma accusandoli che “Se l'avessero fatto prima, non avremmo perso tutto questo tempo”. Zingaretti, però, ha immediatamente replicato, ribaltando su di lui la resposabilità di averla “tirata troppo a lungo”. Tutto questo, subito dopo che il neo-vecchio premier Conte, in attesa che, questi esprimessero il proprio ok all'accordo su Rousseau, aveva chiesto agli iscritti alla piattaforma di “aiutarli a realizzare il comune sogno in un Paese migliore”. Così “l'anno bellissimo” d'inizio 2019 è diventato – potenza di un cambio di colore: il verde col rosso - addirittura, un “sogno”. Ebbene, se è vero, com'è vero, che l'Italia a crescita zero, con 6.500 aziende artigianali chiuse da gennaio 2019 ad oggi, con 158 tavoli di crisi aziendali e 380mila posti di lavoro a rischio e un debito pubblico che continua a macinare record, la disoccupazione che cresce, è laa risultante di un anno che doveva essere stupendo, più che un “sogno” quello annunciato oggi da Conte, rischia di diventare un incubo. Purtroppo – e da qui la preoccupazione - Di Maio, nell'ufficializzare la sua rinuncia al vicepremierato, l'avvenuta sottoscrizione dell'accordo di governo con il Pd ha ribadito più volte come la conferma di Conte rappresenti, allo stesso tempo, una garanzia (per igrillini) che le “linee di indirizzo programmatico per la formazione del nuovo governo” saranno rispettate e, per i mercati finanzari, il segno della continuità dei rapporti e del ritrovato feeling fra Italia e Ue. Cosa, quest'ultima, ribadita, poi, con ancor maggior forza, nell'ufficializzare il “si” plebiscitario di Rousseau alla nuova alleanza. E l'applauso dei mercati è stato davvero fragoroso. Lo spread è sceso ieri intorno ai 150 punti. Il che, dovrebbe tranquillizzarci su quello che ci aspetta a fiducia ottenuta. Vero. sempre, però, che ci si limiti ad analizzarlo, senza tener conto del “diario delle utopie” su cui lorsignori hanno deciso di mettersi insieme. In teoria, per governare il Paese, nellà realtà per amore della poltrona e paura di una sonorissima sconfitta elettorale. Tra l'altro, di una genericità impressionante. Sicchè, se, le due questioni vengono analizzate in combinato disposto fra loro, c'è davvero da sentirsi tremare le vene dei polsi. Perchè, per mantenere il primo al livello di oggi, dovremmo continuare ad accettare e fare tutti i compiti a casa che l'Ue deciderà di assegnarci, senza chiederci se siano meritati o immeritati, se siano nel nostro 'interesse o meno. Mentre il secondo, a chiacchiere, garantisce tutto e il suo contrario, ma dimentica le imprese; assicura al Mezzogiorno un generico “Piano straordinario di investimenti per la crescita e il lavoro al Sud anche attraverso l'istituzione di una banca pubblica per gli investimenti”, (quante volte il Sud se le è sentite promettere queste cose! Con buona pace del neo ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano del Pd). E (come, avevano fatto prima di loro i gialloverdi) anche i giallorosi hanno evitato bellamente di affrontare le questioni sulle quali sapevano di poter litigare e mettere a rischio, la nascita del governo. Da qui e dalla mancanza di coperture certe, il timore dell'incubo incombente.