Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Unione Europea: rinvio? È un colpo mortale

Opinionista: 

Nel momento in cui sto scrivendo questo articolo non si sa ancora se il vertice europeo continuerà a restare bloccato dal veto olandese. Già mi pare assurda questa clausola che consente a un solo membro di opporsi ad una decisione vitale che va ben al di là degli interessi egoistici di questo o quell’altro paese. Ma ancora più inammissibile è il predominio dei singoli egoistici interessi a fronte di una catastrofe epocale che non è ancora vinta, giacché arrivano notizie più che allarmanti dagli Stati Uniti e dal Brasile e nella stessa Europa si registrano aumenti di contagiati, specialmente in Spagna e anche in Italia si stanno risvegliando focolai sparsi in tutta la penisola. Appare veramente inutile, e aggiungerei irriverente, che il plenum degli Stati europei continui a baloccarsi senza decidere la ripartizione dei fondi che sono assolutamente vitali, come i 750 miliardi del piano di rilancio che gli Stati così detti “frugali” vorrebbero vincolare ad una supervisione e a clausole di controllo sugli Stati definiti usual suspects, cioè, tradotto in parole povere, “spendaccioni” senza controllo. Così il presidente del consiglio europeo Michel pensa di ammansire i falchi dei Paesi che si autoproclamano virtuosi proponendo tagli e “taglietti”: due miliardi in meno per Horizon, il Programma Quadro dell'Unione Europea per la ricerca e l'innovazione relativo al periodo 2014- 2020; due miliardi e 700 milioni il taglio proposto per la Sanità, forse dimenticando che il Covid19 non è ancora sconfitto e sta alimentando vecchi e nuovi focolai di infezione; di ben 5 miliardi è il taglio proposto per gli interventi su un ambizioso e necessario progetto di transizione agricola verso nuovi metodi e nuove tipologie. Sono tagli che definire contraddittori è poco: pur di accontentare i falchi, innanzitutto olandesi e austriaci, si tagliano fondi per programmichiave come Horizon, motore per la ricerca europea e per lo scambio di studenti e ricercatori, o quelli previsti per l’agricoltura. Insomma il caos e il più che probabile (a meno di accordi dell’ultimo momento) rinvio di ogni decisione rappresenterebbe un colpo mortale per l’Unione Europea, incapace di decidere e votata a un clamoroso fallimento. Quale che sia il giudizio definitivo – se mai ci sarà – sul ruolo svolto dall’Italia e dal suo governo in questo difficile frangente, resta la posizione ferma e intransigente più volte manifestata dal nostro Presidente del Consiglio Conte che ha messo il dito nella piaga quando ha dichiarato errata e pericolosa la concessione di un potere di veto a una singola nazione sui progetti e i programmi della Commissione Europea. Se così sarà, ha dichiarato Conte, le istituzioni europee non avrebbero più ragione di esistere. Ma quel che più preoccupa per le rovinose conseguenze che comporterebbe è la crisi di un modello di gestione e di decisione che si è inceppato proprio nel momento più grave e bisognoso di decisioni comuni e rapide. La terribile pandemia riuscirebbe così, Dio non voglia, ad abbattere non solo un apparato politico-burocratico ma anche un’idea di unità europea e di reciproca cooperazione al di là di barriere e confini.