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Vespasiani artistici nel centro antico

Opinionista: 

L’imperatore Tito Flavio Vespasiano è noto per il Colosseo, il grande stadio da lui voluto per il divertimento dei romani: corse delle bighe, battaglie navali (il campo veniva allagato grazie a un impianto idrico di particolare efficienza), i combattimenti dei gladiatori, spettacoli vari tra i quali i primi cristiani dati in pasto alle belve. Ma è anche l’imperatore che, per evitare lo spettacolo indecente di orinare sui muri delle case, fece costruire appositi orinatoi pubblici, una sorta di garitte, che da lui presero il nome di “vespasiani”. E se ne costruirono in tutte le città del mondo. Fino al secolo scorso. Ne ricordo alcuni nei quartieri spagnoli vicino alle case di tolleranza. Poi furono eliminati quando una legge obbligò tutti gli esercizi pubblici (bar, negozi, ristoranti) a dotarsi di un wc al loro interno. Una legge non applicata nel centro antico di Napoli visto che nel mese di maggio 2015 si è pensato ai vespasiani. Ma di un tipo particolare. Fu bandito un pubblico concorso per disegnare un “vespasiano artistico”, da collocare nei vicoli del centro antico, indetto dal proprietario del Kestè, storico locale di vico San Giovanni Maggiore Pignatelli, e da Artèteka, associazione nata per riqualificare la zona. Intendevano dare una risposta alla protesta dei commercianti che lamentavano l'uso dei vicoli come orinatoi a cielo aperto. “In una città artistica come Napoli occorre realizzare qualcosa di bello e di funzionale (…) e posizionando un vespasiano artistico in questo luogo si potrebbe risolvere il problema ed essere motivo di vanto per la città”. Ne erano convinti anche l'Ordine degli ingegneri, la seconda Municipalità e l’Amministrazione comunale che diedero il loro patrocinio. Fummo in tanti a criticare questa iniziativa. Aldo Masullo, il grande filosofo scomparso recentemente, scrisse: “Trovo cervellotica l’idea di nuovi monumenti al piscio. Mancherebbe anche questo alla nostra sventurata città. Ben altre sono le possibili soluzioni del problema”. Dopo aver ricordato Marcel Duchamp, che nel 1917 trasformò un orinatoio in un’opera d’arte da contemplare come tale e non per farci la pipì, scrissi che, non essendo la nostra una città con una particolare tradizione della “manutenzione” (basta vedere il vergognoso degrado dei monumenti del centro storico), questi “vespasiani artistici” sarebbero diventati nauseabonde latrine. E, riprendendo la riflessione dell’illustre amico Masullo, scrissi che ci sono due modi in grado di dare una corretta risposta alle esigenze fisiologiche dei cittadini e delle cittadine mentre si trovano fuori casa. Occorre realizzare sottoterra efficientissimi alberghi diurni, come i Cobianchi di piazza San Ferdinando, di piazza Dante e del Corso Garibaldi, smantellati senza che ne sia stata data una convincente spiegazione. Una decisione idiota visto che molti “Cobianchi” sono perfettamente funzionanti nei centri storici di molte città italiane, come quello di Bologna, realizzato nel 1911 sotto i portici di Palazzo Re Enzo, e come quello di piazza Oberdan di Milano del 1925, restaurato in occasione dell’Expo. Perciò vanno ripristinati i Cobianchi napoletani. E, nel contempo, bisogna realizzare efficienti servizi igienici nelle stazioni del metrò collinare. “Abbiamo bisogno di servizi igienici e non di musei”, ha detto Furio Colombo a proposito del cosiddetto “metrò dell’arte” napoletano. Ma nemmeno il senatore comunista ha avuto ascolto. E non abbiamo saputo più nulla dei “vespasiani artistici” nel centro antico.

g_mazziott8i@yahoo.it