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Welfare a Napoli: il Governo intervenga

Opinionista: 

Il sindaco di Napoli De Magistris si è impegnato con il bilancio 2017, che dovrebbe essere discusso in consiglio comunale a novembre, a recuperare i tagli alle politiche sociali effettuati nel documento contabile appena approvato dalla sua amministrazione. Dovrebbe così essere scongiurato il pericolo di ridimensionamenti della spesa per servizi pubblici essenziali come il diritto allo studio, gli asili nido, il sostegno ai disabili. L’assessore al ramo, Roberta Gaeta, ha ricordato che il welfare non è finanziato soltanto da Palazzo San Giacomo, ma anche da fondi europei, nazionali e regionali. C’è insomma chi ha portafogli molto più cospicui di quello del Comune, con responsabilità e competenze che gli consentono di provvedere, integrando quanto stanziato dall’istituzione cittadina. Su un tema così importante è doveroso evitare strumentalizzazioni. In tal senso, mi sembra positivo che la Gaeta abbia risposto positivamente all’appello di un’altra donna, Mara Carfagna, condividendo la proposta di affrontare il tema in una seduta monotematica. Malgrado i segnali di una possibile ripresa, dal turismo alla creazione di numerose nuove imprese, Napoli soffre di un disagio sociale che, all’antico gap mai superato, maturato dopo l’Unità d’Italia, aggiunge il fardello di una crisi strutturale. Una recessione che ha colpito il Paese e soprattutto il Sud più duramente rispetto ad altri stati europei. È quindi bene che la giunta De Magistris metta sotto i riflettori le politiche sociali, ma è fondamentale che si modifichino orientamenti nazionali ed europei, che si sono tradotti negli anni scorsi in una decurtazione di trasferimenti di risorse così pronunciata da diminuire sensibilmente la qualità della vita di ampie fasce della popolazione napoletana e meridionale. Il Governo nazionale ponga da subito la dovuta attenzione a questa esigenza. Una cartina al tornasole sarà la risposta dell’Esecutivo alla questione sanità posta dal presidente della Regione Campania, De Luca. I tagli, in questo settore, sono stati ancor più corposi che altrove. Se De Luca chiede la fine del commissariamento, non lo fa certo per un’insofferenza personale nei riguardi degli alti funzionari che al momento reggono le sorti della sanità campana, ma perché non si può continuare a fornire risposte burocratiche a questioni politiche. La sanità è un diritto essenziale. I tagli alla spesa vanno effettuati dove si annidano gli sprechi, non per chiudere ospedali o mandare in fallimento case di cura e centri di riabilitazione.