di Francesca Bruciano

NAPOLI. Operaio dell’Italsider muore dopo aver lavorato per anni a contatto con l’amianto. Il caso di Giuseppe Mainolfi deceduto nel 2013 per mesotelioma pleurico potrebbe aprire un nuovo canale giudiziario tra Napoli e Milano come fa presagire la causa di primo grado in corso al Tribunale di Milano contro la Otis, colosso mondiale nel campo ascensoristico. 

IL LEGALE: «CI SAREMMO ASPETTATI MENO RIGIDITÀ». Gli eredi della vittima rappresentati dagli avvocati Elena e Alessandra Bruno, ricorrono alle vie legali contro l’azienda che al momento non ha voluto rilasciare dichiarazioni. «Nel fare causa alla Otis, oggi United Technologies Holding Italy, ci saremmo aspettati minore rigidità di fronte a un dipendente che ha dedicato la vita all’azienda, come dimostrano i documenti in atti» dichiara l’avvocato Elena Bruno. 

«CHI LO HA CONOSCIUTO RACCONTI QUANTO SA». Difficile per il lungo tempo decorso trovare testimonianze di come Mainolfi lavorasse per l’azienda, però anche dall’audizione delle poche persone sentite è emerso con evidenza che l’amianto era utilizzato in Otis e che gli ascensoristi lavorassero senza protezioni. «Vorrei che chiunque abbia conosciuto Mainolfi si facesse avanti per dire quanto è a sua conoscenza» dice ancora l’avvocato, che attacca: «La posizione dell’azienda è francamente inaccettabile visto che continua a sostenere, contro ogni evidenza e dopo che non ha potuto negare l’utilizzo di amianto, che Mainolfi era un venditore di servizi».  

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