La voce di Pasolini risuona negli spazi dell’Università con “Comizi” la mostra realizzata dalla Federico II in occasione del centenario dello scrittore. E così nel bel chiostro di San Pietro Martire, sede del Dipartimento di Studi Umanistici, il visitatore potrà entrare in una delle quattro cabine insonorizzate a forma di P, come Pasolini, per immergersi nel suo particolare timbro vocale seguendo un percorso non prestabilito. È un progetto del Dipartimento di Studi Umanistici in collaborazione con il Dipartimento di Architettura che mira a mettere al centro dell’attenzione la peculiarità della voce di Pasolini. «Il Dipartimento di Studi Umanistici ha realizzato delle edizioni critiche di registrazioni di Pasolini - spiega il direttore Andrea Mazzucchi (a sinistra, nella foto con Ninetto Davoli) - Letture, interviste, dichiarazioni sono raccolte in alcune installazioni che hanno lo scopo di mostrare come nel fascino di Pasolini ci sia un elemento cruciale che è quello della voce e dei suoi ritmi. Il significato dei suoi testi e delle sue interviste sta anche nella dimensione fonica, sonora, che restituisce tutta la scabrosità urticante di Pierpaolo Pasolini. Molteplici incarnazioni dell’opera di Pasolini risuonano con diverse frequenze nella loro forma immateriale per ribadire che “non c’è altra poesia che l’azione reale”». «La mia Università era Pier Paolo. Non c’è posto migliore dell’Università di Napoli per ricordare Pasolini - ha dichiarato Ninetto Davoli, protagonista di numerosi film di Pasolini, che ha partecipato all’inaugurazione dell’installazione -. Il legame che c’era tra Napoli e Pier Paolo è stato fondamentale, Napoli per lui era Napoli. La amava, era un mondo che gli piaceva molto. Le persone vere, i sorrisi, i vicoli, i borghi, la gente». L’intelligenza e la passione di quello che Pasolini ha detto passano attraverso il tono, le modulazioni, le inflessioni, la misura del suo parlato. Il timbro sottile e preciso con cui egli ha rivestito i suoi versi e i suoi pensieri, in occasioni pubbliche e private, penetra l’ascoltatore, condizionandone l’immaginario. “Comizi” ripropone il fascino delle sue parole.