di Vincenzo Nardiello

Il libro nella mano destra. La spada in quella sinistra. Il pensiero e l’azione. Poi le mani si avvicinano, fino a sovrapporsi. Nella convinzione che ciò che davvero vale nella vita non è la vita in quanto tale, bensì ciò che se ne fa. A un anno dalla morte di Pietro Golia, giornalista, editore e fondatore della casa editrice Controcorrente - un’intera esistenza trascorsa a viaggiare in direzione ostinata e contraria - le donne e gli uomini che ne hanno raccolto il testimone continuandone l’opera (primo tra tutti Mauro Finocchito), hanno avuto l’idea di ricordarlo presentando il libro di Dominique Venner, “Il Secolo del 1914. Utopie, guerre e rivoluzioni nell’Europa del XX secolo”. Un’intuizione brillante e azzeccata, non solo perché si tratta dell’ultimo volume al quale Golia si è dedicato nella sua veste di editore e pubblicato dopo la sua scomparsa, ma soprattutto perché probabilmente pochi intellettuali contemporanei come lo storico e saggista francese hanno dimostrato con i fatti di aver avuto la stessa idea di coerenza tra pensiero e azione che aveva Golia.

 

GOLIA, VENNER E IL CAVALIERE. Un uomo è ciò che pensa, d’accordo. Ma se poi ciò che pensa non lo fa o, peggio, fa l’opposto di ciò che pensa, allora ciò che pensa non vale nulla. In questo assunto di eco poundiano c’è tutta l’essenza del pensiero e dell’opera di un patriota del Sud e delle sue identità come Pietro Golia. L’intero arco delle sue mille battaglie, che furono culturali e metapolitiche innanzitutto, può essere riassunto all’interno del confine pensiero-azione-coerenza. Esattamente come Venner, che scelse il “Cavaliere, la morte e il diavolo” di Albrecht Dürer come copertina del suo libro testamento, prima di togliersi la vita in modo grande e tragico, alla maniera dei samurai. Un “Samurai d’Occidente”, appunto: «Reso immortale dalla stampa, il Cavaliere vivrà per sempre nel nostro immaginario, al di là del tempo - scriveva Venner -. Solitario, al passo fermo del suo destriero, la spada al fianco, il più celebre ribelle dell’arte occidentale cavalca verso il suo destino tra le foreste e i nostri pensieri, senza paura né preghiere. Incarnazione di una figura eterna in questa parte del mondo chiamata Europa». 

 

ANDARE AVANTI PER ANDARE PIU' AVANTI ANCORA. Ecco, tutti coloro che hanno conosciuto Golia, ne hanno condiviso o meno il pensiero, apprezzato la passione di idee e battaglie, hanno riconosciuto nel Cavaliere di Dürer l’incarnazione dell’essenza stessa del suo agire. Il suo motto, «andare avanti per andare più avanti ancora», si pone come didascalia ideale alla stampa di Dürer, icona eroica di una destra nobile e purtroppo smarrita nel mare in tempesta della postmodernità e del pensiero unico. Per questo la scelta di Controcorrente di presentare il libro di Venner - l’appuntamento è per il prossimo 3 febbraio, alle 17,30 presso l’hotel Napolit’amo, in via Toledo a Napoli - rappresenta quanto di meglio oggi quella destra ideale e per certi versi tragica, è ancora in grado di offrire e trasmettere a chi è in cerca di un pensiero ribelle e anticonformista, ma non per questo disancorato dalla realtà. O perduto nei fumi dell’utopia. Al contrario. Proprio come Venner ha insegnato, il pensiero alternativo non è pensiero utopico, ma saldamente ancorato a memorie, tradizioni, identità.

 

LA MEMORIA DEL SUD. A iniziare dal ruolo decisivo della memoria stessa nella ricostruzione dell’identità europea tragicamente perduta: «È grazie al vigore della sua “memoria”, trasmessa in seno alle famiglie, che una comunità può attraversare il tempo, a dispetto degli accidenti che tendono a dissolverla», scriveva lo storico francese. E proprio al valore della memoria storica, soprattutto di quella negata e occultata, Golia ha consacrato la sua intera opera pionieristica indirizzata al revisionismo postunitario. I lavori pubblicati da Controcorrente sono diventati punti di riferimento per chi voglia andare oltre le letture agiografiche dell’unità d’Italia, contestando le menzogne di una guerra di conquista condotta contro il Sud, uno scontro di civiltà spacciato per questione di ordine pubblico. Fu così - con l’abile uso della menzogna divenuta verità sulle baionette dei vincitori - che il saccheggio del Meridione divenne una luminosa storia di liberazione. Nei suoi scritti e nei libri pubblicati dalla sua casa editrice, il coraggioso editore napoletano mise sempre in evidenza il ruolo di quella borghesia risorgimentalista, anche meridionale, destinata a diventare il pilastro del trasformismo italico. Una iattura per il popolo del Sud, da quel momento - e solo da quel momento - costretto ad emigrare, aprendo una voragine d’intelligenze che contribuirà a fare dei meridionali una “questione”.

 

CONTRO GLI OLIGARCHI SENZA VOLTO. Ma Golia, arruolatosi giovanissimo nei reparti degli arditi della destra assediata e intellettualmente più audace, si impegnò a fondo anche nella lotta contro i padroni della globalizzazione mondialista e tecnocratica. E lo fece a suo modo: da antesignano e senza fare sconti a nessuno. Sfidando lo spirito del tempo. Una guerra scatenata diversi anni prima che Cristopher Lash, con il suo “La rivolta delle élite. Il tradimento della democrazia”, imponesse nel dibattito pubblico americano il tema di quella élite liberale e cosmopolita di tecnocrati, speculatori e manager che determinano le sorti delle società contemporanee. Molto prima che in Europa esplodessero i movimenti populisti, Golia mise a nudo il volto oscuro e tirannico di questi moderni oligarchi senza volto e senza Patria, propagandisti delle ideologie della disgregazione e dell’omologazione, e anche per questo si schierò contro la pseudo Unione europea. Ma ciò non gli impedì mai di continuare a coltivare il sogno di un’Europa nazione, un’Europa dei popoli agli antipodi di quella di Bruxelles. Nella convinzione che, come scriveva proprio Venner nella prefazione al libro di Gérard Dussouy “Fondare lo Stato europeo” pubblicato da Controcorrente, «contrariamente a quello che sostengono gli adoratori della globalizzazione, uno Stato forte, incarnazione della potenza, così come il grande spazio statale, restano gli unici, veri attori internazionali. Quando si è capito questo, si comprende altresì che non esisterà mai una potenza europea capace di garantire la sopravvivenza dei suoi popoli e delle sue nazioni culturali, finché non esisterà un autentico Stato europeo identitario, una robusta Repubblica europea di tipo federale che recuperi e protegga la sostanza delle antiche nazioni, strumento politico al servizio dei popoli e dei cittadini di origine europea». Diversamente, faremo rotta verso la dissoluzione della nostra antica civiltà e delle Nazioni che l’hanno fatta grande nel mondo. 

Ecco, il 3 febbraio Golia e Venner torneranno a parlare di questo e molto altro a chiunque abbia voglia di ascoltarli. Lo faranno a cavallo del loro destriero come nella stampa di Dürer. Eterni ribelli «tra le foreste e i nostri pensieri».

Per battere ancora una volta la morte e il diavolo.

 

 

 

NAPOLI, UNA MESSA E UN CONVEGNO PER RICORDARE L'EDITORE PIETRO GOLIA. 

Una messa e un convegno per ricordare Pietro Golia, il noto editore napoletano morto un anno fa. La celebrazione eucaristica avrà luogo domani 1° febbraio 2018, alle ore 18, nella chiesa di San Ferdinando a Napoli, dove si raccoglieranno familiari e amici. Sabato 3 febbraio, invece, presso l’Hotel Napolit’amo in via Toledo 148, alle ore 17:30, ci sarà la presentazione dell’ultimo libro al quale si è dedicato come editore Pietro Golia, dato alle stampe dopo la sua scomparsa nel mese di ottobre 2017. Il convegno è stato organizzato dall’associazione “Controcorrente” che ha raccolto l’eredità editoriale e culturale del fondatore della casa editrice napoletana. L’opera in questione è “Il Secolo del 1914. Utopie, guerre e rivoluzioni nell’Europa del XX secolo” di Dominique Venner. Interverranno Alessandro Sansoni, Gaetano Marabello, Marina Simeone, Edoardo Vitale ed Emidio Novi. L’incontro, dedicato a Pietro Golia, sarà moderato da Mauro Finocchito, presidente dell’associazione culturale Controcorrente.