Raffaele La Capria riposerà sull'isola di Capri. Dopo la cremazione, le ceneri dello scrittore napoletano, morto all'età di 99 anni prima dell'alba di lunedì 27 giugno, saranno tumulate nel Cimitero degli Artisti, accanto alla moglie, l'attrice Ilaria Occhini, scomparsa nel 2019. La decisione di essere sepolto a Capri, «a cui era molto legato», come ha ricordato la famiglia, è stata espressa dallo stesso autore di "Ferito a morte" con cui vinse il Premio Strega.

La messa funebre è stata celebrata questa mattina a mezzogiorno nella chiesa romana di Sant'Ignazio di Loyola, gremita in ogni ordine di posti. Dopo i brani biblici della liturgia, letti dagli scrittori Emanuele Trevi e Chiara Gamberale, incentrate sulla metafora del mare, nell'omelia l'officiante, il padre gesuita Vincenzo D'Adamo, ha tratteggiato la figura di La Capria, che aveva avuto «il privilegio di conoscere di persona».

«Nella sua grandezza di scrittore, era un uomo che sapeva ascoltare» ha aggiunto. Numerosi gli scrittori presenti al funerale di quello che consideravano un maestro della letteratura: tra gli altri Sandro Veronesi, Edoardo Albinati, Elisabetta Rasy, il critico Silvio Perrella, curatore dell'opera di La Capria nei "Meridiani" Mondadori. A esprimere condoglianze alla figlia Alexandra La Capria, presente in chiesa con il secondo marito, l'imprenditore turco Mete Nisari, e i figli, Tommaso e Alice Venditti, c'erano tra gli altri Luca Cordero di Montezemolo, il regista Mario Martone, le attrici Iaia Forte e Ida Di Benedetto, l'artista Isabella Ducrot.

Al termine della messa diverse le testimonianze sul Raffaele La Capria, aperte dalla figlia Alexandra con "una lettera al padre", e a seguire i due nipoti Tommaso e Alice, la scrittrice Elisabetta Rasy, Simona Izzo e Ricky Tognazzi. Alla camera ardente, allestita nell'abitazione dello scrittore prima della messa funebre, si sono recati, tra gli altri, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, insieme all'assessore alla Cultura, Miguel Gotor, lo scrittore Francesco Piccolo e i registi Roberto Andò e Paolo Virzì.