Nell’ultimo decennio, l’arretrato dinanzi ai giudici di merito è diminuito nel primo grado (dal 2011 al 2021, del 70 per cento) mentre ha subito un lieve incremento nel secondo grado (poco più del 2 per cento). Ma è soprattutto in Cassazione che l’arretrato è in costante incremento raggiungendo la  soglia dei 55.000.

Negli ultimi dieci anni il tempo medio necessario per espletare il primo grado del giudizio di merito è passato da 903 giorni nel 2011 a 608 nel 2019, mentre è aumentato quello relativo al secondo grado da 589 giorni a 906. A ciò si aggiungono i quattro anni in media necessari per il giudizio di legittimità.

Solo questi dati fanno capire che la giustizia tributaria ha necessità di una riforma ad ampio raggio e strutturale, come evidenziato anche dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza.

Su questo presupposto il ministro della Giustizia Marta Cartabia (nella foto) e il ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, hanno istituito il 14 aprile una Commissione composta da professori universitari, magistrati, professionisti e rappresentanti istituzionali (Giacinto della Cananea (presidente), Fabrizia Lapecorella (vice-presidente), Massimo Guido Antonini, Pietro Bracco, Clelia Buccico, Margherita Cardona Albini, Gianni De Bellis, Andrea Giovanardi, Enrico Manzon, Sebastiano Maurizio Messina, Domenico Pellegrini, Ernesto Maria Ruffini, Livia Salvini, Maria Vittoria Serranò, Luca Varrone, Glauco Zaccardi.)

La Commissione ha ieri chiuso i lavori elaborando proposte di leggi e raccomandazioni non solo sulla riforma della giustizia tributaria dove la stessa si è divisa da un lato tra i professori universitari, i professionisti e l’avvocatura dello Stato e dall’altra dai magistrati (quest’ultima seppur propensa alla specializzazione mantiene fermo il tratto saliente della normativa vigente, cioè la configurazione della magistratura tributaria come onoraria: la prima componente, invece, valorizza il principio di specializzazione prevedendo l’istituzione di un giudice speciale – i tribunali tributari e le corti d’appello tributarie – e il rafforzamento sia del meccanismo di reclutamento, sia della scelta da parte di quanti intendano ricoprire gli uffici della giurisdizione tributaria attraverso concorsi pubblici per titoli ed esami attraverso un’ adeguata fase di transizione), ma anche riguardanti il giudizio di legittimità e un insieme di proposte riguardanti gli aspetti dell’azione amministrativa su cui si può agire per diminuire il contenzioso, gli strumenti deflattivi e alcuni istituti processuali.

Considerate nel loro complesso, le iniziative che il Governo e il Parlamento possono adottare attengono a sette linee direttrici: intervenire sui procedimenti tributari, ampliare il contraddittorio e il ricorso all’autotutela; migliorare l’offerta complessiva di giustizia, con correttivi agli strumenti deflattivi del contenzioso, in particolare la conciliazione giudiziale; colmare il deficit di informazione sulla giurisprudenza dei giudici tributari; apprestare migliori difese processuali degli interessi in gioco (atti istruttori illegittimi, l’assistenza legale del contribuente, il ricorso ai Caf e prova testimoniale) e migliorare l’offerta di giustizia all’interno del giudizio di legittimità.

Queste proposte, come evidenziato dai lavori della Commissione, presentate e sostenute dalla sola componente mista (professori, professionisti e avvocatura dello Stato) sono viste come elemento necessario per una reale riforma strutturale della giustizia tributaria.