NAPOLI. Svolta nelle indagini sull'omicidio di Mario Perrotta, ucciso a Napoli l'8 ottobre 2012 in un garage nel quartiere Miano. Gli agenti della Squadra Mobile hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 6 indagati, emessa dal gip del Tribunale di Napoli su indagini della Dda partenopea, nei confronti dei 5 presunti responsabili dell'omicidio e dell'uomo che procurò loro l'arma del delitto, non consapevole dell'uso che ne sarebbe stato fatto. Le indagini, fondate su dichiarazioni di collaboratori di giustizia, intercettazioni e un'ampia messe di riscontri, hanno consentito di ricostruire mandanti ed esecutori materiali dell'omicidio che si inserisce nel contesto della terza faida di Scampia del 2012, di cui è rimasto vittima un soggetto ritenuto vicino a un narcotrafficante che a sua volta operava per conto di Antonio Leonardi. Per come ricostruito infatti, Mario Perrotta aveva collaborato con Pietro Maoloni nello spaccio di stupefacenti; Maoloni, allorché scoppiò la faida, era notoriamente vicino al clan Leonardi, ormai divenuto una consorteria unitaria con la Vinella Grassi e i Marino. Mario Perrotta venne assassinato da uno dei gruppi di fuoco del clan Abete-Abbinante perché individuato come obiettivo alternativo a Pietro Maoloni, di cui era ritenuto ancora un collaboratore dal punto di vista criminale, mentre in realtà se ne era già allontanato. Un omicidio, spiegano quindi gli investigatori, «che ben illustra la frenesia omicida che pervase gli affiliati alle organizzazioni criminali dell'area nord di Napoli nel periodo della faida, alla ricerca di obiettivi da colpire, senza curarsi troppo del loro rilievo criminale». I soggetti colpiti da misura cautelare sono tra i componenti del gruppo di fuoco detto dello Chalet Baku, uno dei tre (con quello del Monterosa e quello dei Sette Palazzi) agli ordini degli Abete-Abbinante.