Un piccolo prodigio si avvera nella cripta del Duomo di Napoli. Là dove sono custodite le reliquie del Santo patrono, l’arte contemporanea parla della sacralità dell’umano. Dodici teste di gesso firmate da Christian Leperino scandiscono lo spazio cubico posto sotto l’altare maggiore: isolate dentro le nicchie laterali, brillano ieratiche e misteriose.

“I volti nel volto” sono il frutto di un laboratorio dell’artista nel Carcere di Poggioreale per un corso di formazione coordinato dalla professoressa Maria D’Ambrosio, dell’Università Suor Orsola Benincasa.

I detenuti hanno lavorato sulla conoscenza di sé attraverso l’esplorazione del proprio volto. È da questa esigenza che sono nati i calchi di Leperino: sono i loro visi, poi rielaborati dall’artista secondo le suggestioni che gli sono derivate dall’ascolto della storia di ciascun detenuto.

Il risultato è di grande forza espressiva: non inganni la posa statuaria e la severità dell’installazione che rimanda a quei busti dei dodici cesari che, quattrocento anni fa, erano presenti nella galleria di ogni collezionista europeo.

Quello che balza agli occhi è che sui lineamenti molto definiti e intensamente marcati la materia quasi si dematerializza e si fonde come la cera di una candela. Il gesso pare sciogliersi formando lunghi solchi di informi, che stravolgendo l’umano lo fanno emergere prepotentemente.

E cos’altro rimarca se non la sofferenza, il dolore sordo per un destino che sembra non lasciare spazio alla speranza? Martire della fede, il Vescovo Gennaro non può non guardare con compassione le anime sfibrate dalla detenzione di cui quei volti sfigurati raccontano tutto il dolore.

A cura di Alessandra Troncone, l’installazione è promossa dal Duomo di Napoli e dal Capitolo Cattedrale e ha ottenuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee. Resterà visibile al pubblico per tutto il periodo dei festeggiamenti di San Gennaro che conducono alle celebrazioni del 19 settembre.