Venivano eseguiti esami illeciti per la ricerca di eventuali positività alla brucellosi su capi bufalini o su partite di latte delle province di Napoli e Caserta. E' quanto emerso nell'ambito di una serie di indagini condotte dai carabinieri del Nas casertano e coordinate dalla procura di Santa Maria Capua Vetere che hanno portato all'iscrizione nel registro degli indagati per 68 persone. Le investigazioni sono state avviate nel luglio 2013 in concomitanza con il monitoraggio straordinario di polizia veterinaria finalizzato a verificare l'impiego illecito del vaccino antibrucellare RB51 in tutti gli allevamenti bufalini della provincia di Caserta, disposto dal ministero della Salute e ancora in corso. Secondo quanto accertato, nel laboratorio di analisi di Mondragone, "Dilorlab", sarebbero stati effettuati esami diagnostici illeciti per la determinazione della positività all'infezione da brucellosi su campioni ematici e di latte fatti pervenire da allevatori o titolari di strutture casearie. Esami che consentivano agli allevatori di "venire a conoscenza dell'eventuale positività alla brucellosi di capi dei propri allevamenti prima della profilassi di Stato, in maniera tale da poter intraprendere scelte economicamente più vantaggiose come la vendita o la macellazione di capi, o valutare l'efficacia di un eventuale trattamento illecito col vaccino RB51, causando così - spiega in una nota il procuratore Maria Antonietta Troncone - un serio pericolo per gli inconsapevoli operatori del settore che venivano a contatto con i capi infetti, oltre a determinare, nell'ambito del particolare e prezioso patrimonio zootecnico, la diffusione di una malattia infettiva". Il procuratore sottolinea, inoltre: "Sebbene l'esposizione ad animali infetti e loro derivati comporta, in linea generale, solo un rischio professionale per gli operatori del settore poiché la pastorizzazione del latte e la cottura delle carni sono sufficienti per distruggere il batterio della brucella, il pericolo di contaminazione crociata (cosiddetta secondaria) di altri alimenti che in qualche modo sarebbero potuti venire a contatto con quelli potenzialmente infetti costituiva, nella fattispecie, un'ulteriore minaccia per la salute pubblica".