NAPOLI. «No, non puoi entrare, esci fuori!», gli intima la guardia giurata. A Francesco, 20 anni, studente universitario e aspirante commercialista, quelle parole fanno più male della siringa che da quando era piccolo gli inietta l’insulina nei momenti di crisi. Il vigilante, nonostante le spiegazioni ricevute, gli ha appena impedito l’ingresso nell’agenzia Unicredit del Centro direzionale di Napoli. 

Italia, Napoli, 2019, preistoria per qualcuno…

Qual è la colpa di Francesco? Ha una pistola nascosta nei pantaloni? Un coltello infilato nel borsello? Una bomba nel palmo della mano? No, non può entrare in banca a causa di un minuscolo apparecchietto, il microinfusore di insulina, che il giovane porta sotto la camicia, sulla pancia: ogni tre minuti quella siringhina gli somministra la sostanza che gli salva la vita. Ecco perché Francesco non se ne separa mai, gli vuole bene come a una sorella, la porta sempre con sé e ne parla tranquillamente a tutti: quella siringhina col supporto metallico l’aveva mostrata anche al vigilante che era alla porta, martedì pomeriggio, al Centro direzionale. Ma quell’aggeggino minuscolo per la guardia giurata era un pericolo, faceva suonare l’allarme della porta con i metal detector, la “disabilità” di Francesco non era un problema suo. «Non puoi entrare!».

Com’è misera la vita negli abusi di potere, cantava Franco Battiato. Ma quando gli abusi sono commessi ai danni di un ragazzo che convive, fin da piccolo, con una malattia invisibile ma insidiosa come il diabete, fanno ancora più male, al diretto interessato e a chi Francesco Manna, capelli da trapper e sorriso dolce di chi tratta il prossimo come se stesso, ha fatto conoscere la sua storia con un post su Facebook che ha avuto, purtroppo, molti lettori e generato tanta indignazionale. Lì per una volta il ragazzo ha messo da parte il suo aplomb: «Siamo nel 2019. Bella merda l’Italia». 

Francesco era al Centro direzionale, martedì pomeriggio, con suo cugino che in quella banca doveva pagare delle tasse. «Prima di entrare ho avvisato la guardia che ero diabetico e portavo quel piccolo apparecchio metallico, lui mi ha detto di provare a passare, ma quando ha suonato l’allarme mi ha fatto uscire ed è andato a parlare dentro, credo col direttore. Il quale, dopo poco, è venuto personalmente per dare il via libera al mio ingresso ma la guardia, incredibilmente, s’è rifiutata, mi ha detto di andare via anche con modi scortesi Non mi era mai successo, era la prima volta, ma sono rimasto di sasso». Il giovane universitario, però, sa bene che sul tema della disabilità, in Italia spesso le barriere, più che nelle porte delle banche, sono nella testa delle persone. «Mi capita spesso di dire a chi mi esamina per i colloqui di lavoro, della mia malattia e noto un atteggiamento diffidente, come se fosse un punto a mio sfavore. Possibile? Io conduco una vita normale, forse gli anormali sono altri…».