BACOLI. L’oggetto non lascia adito a dubbi: «Mancata approvazione del Bilancio di previsione 2018-2020 per l’assenza degli equilibri finanziari». È la delibera che, di fatto, annuncia che Bacoli va verso il dissesto finanziario. Ormai, per sancire il definitivo default della città manca soltanto l’atto finale, l’ufficialità. L’uomo incaricato dell’approvazione del Bilancio di previsione, il commissario ad acta Gianfranco D’Angelo, non potrebbe essere più chiaro quando delibera «di non poter adottare il Bilancio di previsione 2018-20 in quanto l’ente non è in grado di garantire  la copertura delle spese in termini di cassa e di competenza, e delle connesse quote annuali previste nel piano di riequilibrio pluriennale, nonché dei debiti fuori bilancio rilevati». Parole chiare che non lasciano spazio a dubbi interpretativi: è il crac finanziario. Che cosa succederà ora è lo stesso D’Angelo a spiegarlo nella delibera, quando scrive che toccherà al commissario prefettizio «l’adozione degli atti conseguenziali in ordine alla fattispecie rinvenuta». Sarà dunque il commissario prefettizio, il viceprefetto Francesco Tarricone, a ufficializzare il dissesto. 

Un esito, quello del default, dovuto innanzitutto al fatto che le casse del Comune sono rimaste desolatamente vuote. In queste condizioni era evidente che approvare il Bilancio sarebbe stata un’operazione difficilissima. Con la bocciatura, poi, del Piano urbano traffico, grazie al quale si prevedevano 700mila euro di nuove entrate, sono venute meno anche le residue speranze di salvare l’ente comunale. Nella delibera, il commissario ad acta riporta la relazione istruttoria del servizio finanziario, nella quale vengono ricordate tutte le ragioni che hanno portato l’ente alla situazione attuale. In particolare il piano di riequilibrio finanziario rigettato dalla Corte dei Conti, con il quale i magistrati contabili sottolineavano «le forti criticità» della situazione finanziaria del Comune bacolese, tra le quali le «anticipazioni di tesoreria non restituite a fine 2016 per oltre 9 milioni di euro; la «scarsa capacità di riscossione che determina una mole di residui attivi correnti a fine 2016» pari a oltre 40mila euro; residui passivi correnti che a fine 2016 ammontavano a 12,7 milioni; l’«errata quantificazione del fondo crediti di dubbia esigibilità; «inattendibilità dell’ammontare della cassa vincolata certificata ad inizio 2015». Come se non bastasse, nella relazione istruttoria del servizio finanziario, si legge come la Corte dei Conti affermasse che «il Comune, inoltre, al fine di far fronte alle carenze temporanee di liquidità, ha utilizzato fondi aventi specifica destinazione per il finanziamento delle spese correnti». È possibile che già all’inizio della prossima settimana arrivi la dichiarazione di dissesto dell’ente di via Lungolago. Poi la patata bollente passerà a chi vincerà le elezioni amministrative previste per il prossimo anno.