NAPOLI. Erano diventati talmente forti e potenti a Roma che i Senese incutevano addirittura timore negli stessi ambienti della malavita della capitale, dove sono definiti in segno di rispetto e non in maniera dispregiativa  “i napoletani della Tuscolana”.  Ma non solo: i contatti del ras Michele e di suoi uomini con i gruppi locali erano da pari grado nonostante la diversa provenienza geografica: con i Casamonica, gli Spada, i Fasciano, i Gallace-Romagnoli, i Grassi e gli Esposito. Con questi ultimi e i Pagnozzi, entrambi partenopei d’origine, i rapporti sono sempre stati di alleanza senza mai contrasti. In particolare con Luigi “Nacchella”, originario di Secondigliano e legato ai Licciardi, e i figli Salvatore e Genny, saliti alla ribalta della cronaca per la prima volta per un’inchiesta della procura capitolina. Ecco ciò che scrive il gip a proposito dei legami del boss Michele Senese (in carcere dal 2013) con i vari clan che si muovono a Roma. A proposito dei Pagnozzi, il giudice sottolinea che «le risultanze investigative acquisite nell’ambito del procedimento penale consentono di ritenere che il sodalizio camorristico (Senese, ndr) coesisteva in condizioni di autonomia operativa e di alleanza rispetto al gruppo Pagnozzi in virtù della comune matrice camorristica e del legame di stretta vicinanza tra Michele Senese e Domenico Pagnozzi». Il riferimento è alla circostanza della napoletanità di tutt’e due le cosche: l’una partita da Afragola e l’altra da San Giovanni a Teduccio. I Senese hanno interagito, salvo poi entrare in contrasto nel periodo abbracciato dall’inchiesta culminata nei 28 arresti dell’altro ieri, con i  Casamonica, “operativo nella città di Roma e tradizionalmente attivo nel traffico di sostanze stupefacenti. Inoltre, nel corso delle indagini gli inquirenti hanno saputo del progetto di Michele Senese per uccidere Giuseppe Casamonica. Avrebbe dovuto provvedere Domenico Pagnozzi, che a sua volta intendeva avvalersi dell’aiuto di Mario Adamo, ma il progetto non si è concretizzato nemmeno in un tentativo. Uno spaccato di camorra interessante, si legge nelle 290 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, deriva dal rapporto tra i Senese e il boss Michele in particolare e gli Esposito: Luigi, Salvatore e Genny. Più volte i ras con base ad Afragola sarebbero intervenuti a favore degli alleati, ai quali venivano anche dispensati consigli.   Illuminante è l'intercettazione ambientale di un colloquio carcerario in cui “Gigino Nacchella”, detenuto per associazione, fornendo ai figli criminalmente attivi a Roma grazie anche alla protezione di Senese, indicazioni su come eludere le investigazioni nei loro confronti. «Li esorta a comportarsi come i romani, si legge nell'ordinanza, che riescono a delinquere senza essere perseguiti per reati associativi proprio perché, benché associati tra loro, mantengono rapporti meno frequenti, meno vincolanti e meno rigidi, rendendo vane in tal modo le indagini svolte dalle forze di polizia».