“Il tempo delle stelle” è il nuovo romanzo di Massimiliano Virgilio (Rizzoli) che sarà presentato venerdì alle 18 a palazzo Venezia in via Benedetto Croce da Patrizia Rinaldi. Non posso che essere d’accordo con Walter Siti che sulla Stampa scrive: “Massimiliano Virgilio è uno scrittore vero”. Prove della sua bravura costellano tutto il romanzo, non breve, circa 220 pagine. Lo è perché ha il coraggio di unire realtà a finzione e lo fa con modestia tale da avvertire il lettore nella post fazione della sua scelta non usuale. Ma soprattutto la sua capacità maggiore risiede, come ho avuto modo di apprezzare negli altri suoi lavori, nella cura stilistica, nella scelta delle parole. Scorrendo il volume da lettore ti senti coccolato dalle parole, non è facile da fare capire, ma la sua cura nella scelta dei termini più appropriati ti avvolge e sei felice di andare avanti. Non si tratta di uno mero esercizio stilistico, ma di qualcosa di più profondo. I personaggi sono tratteggiati con attenzione, sono sfaccettati, restituiscono le loro tante vite che, inevitabilmente, colpiscono ognuno di noi che si ritrova ad avere vissuto qualcosa di simile. Giuseppe e Lara sono una coppia sulla quarantina che vive in totale armonia e condivisione, loro sono l’Entità, sempre d’accordo nell’ operare le scelte. Ma da un certo momento cominciano ad interrogarsi sul loro desiderio di avere figli e il loro “essere squadra” perde colpi, fino ad arrivare all’allontanamento perché un desiderio vissuto in maniere diverse può allontanare dall'altro. Lasciare ognuno solo di fronte ai propri demoni. Poco a poco tornano in superficie profonde ferite che vengono dal passato: Lara e Giuseppe devono fare i conti con la parte migliore e quella più abietta di sé. Ed in questo viaggio nel buio che i due compiono che ritrovano la luce della vita, ma nel frattempo il lettore scopre angoli terribili della vita di Giuseppe, che ha avuto la forza di reagire e volere cambiare il corso della sua esistenza. Esiste un punto di svolta nella sua vita che è rappresentato da Lara e quando capisce ciò trova la motivazione per scegliere lei sempre, ogni giorno, anche contro le avversità. Nel racconto dei due compaiono personaggi secondari come Stefano, o come il direttore del giornale di Giuseppe; quello che è senz’altro non secondario è il racconto dell’uccisione del bambino di Cardito, Giuseppe, da parte del patrigno Tony. Virgilio attinge dalla cronaca, cose che lui sa fare molto bene, e benchè sia un fatto strano, la contaminazione tra cronaca e finzione qui è tutto legato con attenzione maniacale dei dettagli. Non disturba l’omogeneità della narrazione, ovviamente il solo ricordo di quei fatti è terribile, ma di certo non risulta fuori luogo. Giuseppe e Lara sono due personaggi fortemente ancorati all’oggi, che potevano farsi sconfiggere dalle loro ossessioni, perdersi nelle possibilità che svaniscono ed invece hanno travato, nel loro essere coppia, la forza, la luce. Il piglio narrativo di Virgilio è potente come i fatti che narra. Che bello ritrovarsi nel vortice di una scrittura talmente forte da avvolgerti con tutte le sue spire, eppure esser felice di trovarsi in balia di quel magma narrativo. Una eccezionale prova di Virgilio da leggere senza dubbio.