L’era Covid ha consacrato il boom nel mondo di musei virtuali, biblioteche digitali ed archivi online come unici strumenti che hanno consentito di accedere all’arte ed alla cultura mentre la pandemia impediva alle persone di spostarsi. Un’innovazione importante, che ha messo in primo piano l’esigenza della digitalizzazione e della archiviazione e che, tuttavia, richiama alla necessità di investimenti che servono non solo alla divulgazione, ma anche alla ulteriore preservazione del patrimonio culturale ed archivistico.

Le opportunità ed i meriti della digitalizzazione dei beni culturali sono stati sviscerati durante l’appuntamento mensile del “Sabato delle idee”, l’iniziativa che punta a far sorgere a Napoli nuovi spazi di discussione e di risvegliare le capacità critiche e propositive della società civile, da esperti ed accademici sulle nuove tecnologie per la riproduzione digitale.

Gli esperti intervenuti hanno raccontato il non semplice processo di digitalizzazione di musei ed archivi, puntando l’attenzione sui costi che vanno affrontati a fronte di benefici immensi tanto sulla conservazione, la valorizzazione e la tutela dei beni culturali quanto alla loro messa in rete, che aprono prospettive innovative per la comunicazione.

Suggestivo, fra gli altri, l’intervento di Paolo Giulierini, direttore Museo Archeologico Nazionale di Napoli, secondo cui la digitalizzazione dell'arte beneficia "sia il grande pubblico skia gli studiosi, che consentono di avere un importante monitoraggio digitale della nostra arte, perchè nella digitalizzazione ricostruzione e tutela vanno insieme".

Ma al contempo arriva un monito degli studiosi intervenuti al webinar introdotto da Marco Salvatore, Arturo De Vivo e Lucio d’Alessandro. “Le possibilità offerte delle nuove tecnologie non si sostituiscano a un sapere ben strutturato e di base e a una formazione solida dei nostri giovani, che troppo spesso si limitano a conoscere al massimo 300-400 parole: devono essere una base che incrementi e sviluppi le possibilità di conoscenza”.