Aveva espresso il desiderio di vedere per l'ultima volta la sua amata, e lo ha fatto. Ciro Migliore, il fidanzato transgender di Maria Paola Gaglione, ha reso omaggio alla salma della giovane, prima che il feretro giungesse a Caivano per i funerali. Ciro ha ottenuto il permesso della Procura ed è stato scortato dalla Polizia all'obitorio. 

Prima del rito funebre, don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, ha invitato a «fermare odio e violenza», che montano «nei comportamenti come sui social» e a non «alzare bandiere ideologiche». «Se non fermiamo l'odio che dilaga - spiega don Patriciello - non dobbiamo poi meravigliarci di quello che succede».

Sul cancello della chiesa due giovani hanno affisso un manifesto firmato da Ciro. «Correvamo solo verso la nostra libertà, o almeno credevamo di farlo, verso la nostra piccola grande felicità. Ovunque sarai, il mio cuore sarà lì con te. Ti amerò oltre le nuvole. Dal tuo grande amore Ciro». 

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Le amiche di Maria Paola hanno portato dei palloncini bianchi e indossano magliette con stampato il suo viso sorridente. Davanti alla chiesa ci sono circa 200 persone, di cui solo una piccola parte ha trovato posto all'interno, dove i posti sono assegnati con il distanziamento sociale. 

Poi l'arrivo della bara bianca nella chiesa di San Paolo Apostolo. Sopra sono stati posti dei fiori bianchi accompagnati dalla fascia con la scritta "Mamma e papà". La mamma di Maria Paola, Pina Gaglione, visibilmente provata, è entrata sorretta dal marito e da altri familiari.

«È un momento di grandissima tristezza e sofferenza immensa, ma è anche il momento della speranza della vita eterna». Così don Maurizio Patriciello, aprendo la cerimonia funebre. «Un silenzio assoluto deve accompagnare questa celebrazione - ha aggiunto don Patriciello - lasciamo fuori dalla chiesa i nostri pensieri, preghiamo per Paola perché venga accolta tra le braccia di Dio, e preghiamo per tutti coloro che soffrono per questa perdita». «Qui siamo in chiesa, il luogo dove l'odio tace. Non c'è posto per l'odio in chiesa».

«Scusaci Paolè, ti chiediamo perdono per non essere stati capaci di custodire questa tua fragile e preziosissima vita». «Oggi dopo tanto parlare - ha aggiunto don Patriciello - vogliamo volgere lo sguardo a te Paola. Sei passata in questo mondo come un fulmine e troppo presto per te è giunta la sera, una tragica, fulminea, terribile sera. Se la morte mettesse davvero la parola fine alla gioia della vita ci sarebbe di che disperarsi, ma noi siamo in una chiesa cristiana cattolica, la stessa dove sei stata battezzata da questo prete che sta celebrando il tuo funerale. Oggi, secondo una logica umana, in questa chiesa siamo tante persone vive e una ragazza defunta in quella bara bianca. Ebbene, per i cristiani le cose non sanno così, davanti a Dio non esiste il regno dei vivi e il regno della morte, solo il regno di Dio». 

«Signore, ricordaci che prima dell'orientamento sessuale, del colore della pelle, del conto in banca, viene la persona umana creata a tua immagine e somiglianza» ha detto don Patriciello. «Signore - ha aggiunto - spalma il balsamo, il tuo perdono, distruggi il sentimento di rivalsa e odio che tende a insinuarsi nel cuore di qualcuno, insegna che si deve bramare giustizia e mai la vendetta. Insegnaci ad avere rispetto per tutti, a inchinarci davanti alla vita di ogni essere umano, ricordaci che ogni uomo è terreno sacro davanti al quale ci dobbiamo inginocchiare».

Due lunghi applausi e un volo di colombe hanno salutato l'uscita della bara dalla chiesa. Dal sagrato della chiesa sono stati fatti volare anche dei palloncini bianchi a forma di cuore. 

L'ultimo appello a fermare l'odio don Maurizio Patriciello lo ha lanciato ai microfoni dei giornalisti dopo i funerali di Maria Paola Gaglione. «Sono il parroco di tutti e sono vicino alle famiglie, a Ciro ed a Michele. Le loro famiglie vivono una di fronte all'altra, e dovranno riconciliarsi. Il tempo aiuterà in questo senso».