C’è da commuoversi, entrando al Plart. Strano per un luogo dedicato alla plastica, si dirà. E invece è una reazione del tutto giustificata davanti al profluvio di entusiasmo che investe chi varca la soglia del piccolo museo di via Martucci 48. L’entusiasmo è quello di Maria Pia Incutti, fondatrice e strenua organizzatrice delle attività dello spazio espositivo diretto da Rossella Paliotto e sostenuto dall’impresa Aet. «Nonostante le grandi difficoltà economiche, siamo riusciti a completare il programma del “Festival Internazionale del Design” avviato lo scorso anno» dichiara la Incutti.

LA MOSTRA.Il progetto, finanziato con fondi Pon Fesr 2007-2013, prosegue con la mostra di Marco Galofaro, appena inaugurata e visibile fino al 30 aprile. “Be the poem” propone l’architettura plastica del progettista romano: una splendida selezioni di modelli, alcuni di edifici realizzati, altri di architetture assolutamente fantastiche, che documentano la vorticosa attività creativa di Galofaro.
C’è un’idea alta del lavoro di équipe, alla base dell’attività di Galofaro che pensa alla realizzazione di modelli plastici come momento iniziale di un processo di lavoro integrato con architetti, tecnici, esecutori materiali. Con una visionarietà decisamente utopistica, Galofaro lavora la plastica piegandola alle sue fantasie: «la preferisco al legno, perché si lascia lavorare senza opporre resistenze: io dico che la plastica è femmina e il legno è maschio».
Eccoli allora, i modelli di Galofaro: una gioia di colori sgargianti, un divertimento di silouettes di casette dal tetto spiovente con gli abitati in scala (nella foto), un minuzioso arredamento di piccoli tavoli con sgabelli annessi in tutte le  possibili varianti cromatiche. Un mondo lillipuziano che unisce al fascino della fiaba la prospettiva della concretezza, in cui l’artista s’impone con discrezione sì, ma anche con decisione. Convinto com’è che “If you cannot be the poet, be the poem” (ndr Se non puoi essere il poeta, sii la poesia). In netta controtendenza rispetto alla logica sensazionalistica che premia le archistar, quella di Galofaro è una scelta che focalizza l’attenzione più sull’oggetto artistico che sul soggetto-artista.